Liberi di credere
Al numero di contagiati e dalle conseguenze della pandemia, si sono apprese varie cose, non ultima l’importanza della prevenzione. Riuscire a evitare l’infezione è diventato lo scopo primario della ricerca medica.
Fare una mammografia si accerta, si verifica se il tumore c’è o non c’è. Se si inocula un vaccino invece significa che si assegna a una sostanza esterna la difesa del nostro corpo, esattamente come quando in battaglia si ricorre a rinforzi esterni per vincerla. In entrambi i casi non si tratta di prevenzione poiché non si migliora né si riorganizza il nostro sistema naturale di difesa, ma si demanda la gestione della salute a meccanismi, sostanze o forze esterne estraniando la persona da una qualunque forma collaborativa.
Durante il tempo dei contagi, medici ed epidemiologi si sono prodigati nel raccomandare in particolare alle persone più deboli vecchi e ammalati, di restare a casa, di non esporsi a rischi di contagio del virus o di altre malattie, di evitare raggruppamenti, mantenere la distanza sociale e proteggersi almeno con guanti e mascherina. Tutto questo è stato imposto rigidamente per un periodo di tempo definito. L’effetto voluto c’è stato poiché il numero di contagi è sceso prontamente per la soddisfazione di tutti.
Con il vaccino, si dice, tutto dovrebbe tornare come prima, si potranno riprendere i nostri comportamenti e occupazioni abituali. Non a tutti però questa speranza normalizzante è gradita. Da qualcuno è desiderata, altri non la considerano una buona cosa, altri ancora una occasione perduta; e non è finito. Ci sono anche i negazionisti, i nuovi cantori che negano l’evidenza, e i soliti appassionati della politica che in ogni caso preferiscono seguire le correnti del momento.
La resilienza
Su come rafforzare il sistema immunitario non sono state dette o suggerite molte cose oltre le consuete integrazioni vitaminiche.
Ciò forse per l’indiscussa priorità che ha il farmaco nella terapia o forse per non annoiare con le solite cose: preferenza al cibo vegetale crudo più ricco di sostanze vitali (vitamine, bioflavonoidi, enzimi e altri fattori protettivi) e il continuo invito a mantenere comportamenti di vita sobri e attenzioni particolari alle funzioni del proprio organismo.
I toni, i commenti risonanti e drammatici dati dai mezzi d’informazione nel comunicare quotidianamente i numeri dei contagi, dei ricoverati e morti non ha certo contribuito a diminuire le paure e i timori, anzi è servito a generare ancor più paure, angosce e incertezze.
Dopo questo lungo periodo di isolamento, durante il quale le persone di mezzo mondo sono state obbligate a rimanere a casa, senza lavoro, prive di relazioni sociali e di partecipazione alla vita pubblica, molto della nostra vita è cambiato.
Lo dimostra la parola, “resilienza”, alla quale oggi frequentemente si ricorre; un termine che sembrava appartenere alle sole attività meccaniche per indicare la forza d’urto alla quale resiste un materiale prima di rompersi. Ora invece è entrato nel linguaggio comune per indicare la capacità che le persone hanno di resistere alle avversità e alle conseguenze prodotte dall’isolamento imposto.
George Vaillant, psichiatra dell’Università di Harvard, ha portato ad esempio un ramoscello vivo e ha scritto: “Quando lo torci e gli fai cambiare forma, un ramoscello del genere si piega, ma non si spezza, al contrario, si riprende e continua a crescere”. Così dovrebbe essere anche con i disagi prodotti dal Covid-19, un vero “tsunami” di malattie mentali secondo la giornalista americana Lydia Denworth al quale penso abbia influito molto il contributo dato dalle continue dispute della stampa sulla necessità o meno sull’uso della mascherina e le restrizioni di libertà.
Non c’è dubbio che il timore di contrarre l’infezione, l’isolamento forzato, le morti di congiunti, la perdita del lavoro e il futuro di incertezze che fin dagli inizi dell’epidemia erano apparsi all’orizzonte, oggi mettono alla prova la resilienza di ciascun individuo.
Il Covid-19 si è dimostrato un’esperienza che invita a riflettere sui meccanismi di difesa mentale che tutti dovremmo conoscere e usare per far fronte ad altre simili o più gravi situazioni future.
Dalla crisi si esce con l’aiuto di tutti nessuno esce da solo, secondo lo slogan del momento, ossia attraverso un rinnovamento sociale prodotto dall’insieme delle coscienze individuali. Un rinnovamento concreto, costruito sui fatti, basato sull’applicazione reale dei valori umani da parte di tutti, con sentimenti di partecipazione, gratitudine, giustizia, umiltà; sentimenti che aiutano ad aprirci al mondo, non a chiuderci o isolarci dalla bellezze e dalle gioie della vita, protetti da un mantello di arroganza, presunzione, ipocrisia, egoismo.
Con questa rivoluzione interiore si manifesta il cambiamento. Certo si tratta di impresa non facile, ma possibile, che consente di riprenderci la nostra dignità, la morale, ricongiungerci ai valori umani. Occorre iniziare a comprendere la conoscenza e la consapevolezza di chi vive nella competizione e crede nella legge del più forte.
La forza delle emozioni
Ciascuno di noi rivedendo il proprio vissuto può constatare che la vita dei sentimenti vale più di quella basata sulle fortune materiali. La persona serena e ottimista non conosce il malessere della depressione e non si perde d’animo di fronte all’ostacolo o alla disavventura. Lasciarci andare o cedere allo sconforto è comprensibile perché umano, ma non aiuta, non risolve i problemi.
La forza interiore e il carattere della persona si formano nelle difficoltà. Gli errori che ognuno di noi ha commesso negli anni di vita e le tristi esperienze vissute, specie quelle dell’età evolutiva, segnano la strada della conoscenza per la nostra costruzione fisica, morale e spirituale; permettono di capire chi siamo e cosa rappresentiamo nel mondo umano, materiale e cosmico; sono le esperienze che costruiscono i nostri valori morali e materiali, il senso dell’amicizia, di collaborazione, solidarietà, amore e gratitudine. Il Covid-19 è stato un vero tsunami.
La paura e l’ansia non ha colpito tutti allo stesso modo.
Secondo uno studio sull’invecchiamento, le persone anziane sicuramente più deboli e fragili fisicamente, per la loro lunga esperienza vivono in modo più ottimistico, tale da coinvolgere anche i familiari. Un aspetto utile, non trascurabile perché aiuta ad affrontare meglio tutto ciò che origina ansia e paura.
La mancanza del problema occupazionale e l’usufrutto di una vita di lavoro influenzano positivamente questi soggetti, specie coloro che vivono in un’atmosfera di affetti familiari, di reciproca riconoscenza. In molti casi la parte emotiva del nucleo familiare riesce a controllare i disagi e le difficoltà impreviste come queste del Coronavirus dalle quali traspare tutta la loro rilevanza.
Non solo nel nucleo familiare, ma anche vivendo in solitudine, lontano da affetti o da particolari interessi si ha la possibilità di raggiungere pensieri positivi e costruttivi se si riesce a compiere un buon lavoro di rinnovamento interiore.
Senza dubbio, l’incertezza ostacola l’ottimismo e la serenità necessaria per operare le giuste scelte. Il segreto sta nella convinzione del successo, questa è l’energia che sostiene e dà forza all’azione.
La resilienza di ognuno, come s’è visto, inizia a formarsi fin da giovani, sviluppa e cresce nelle difficoltà della vita. I suoi nemici sono la sorveglianza e la protezione costante da parte di chi pretende governare e dirigere volontà, interessi, speranze, orientamenti ed energie interiori. Inoltre non mancano altri ostacoli.
Buone o cattive le esperienze formative di oggi sono quelle della tecnologia. Resta comunque il fatto che senza la volontà di un preciso orientamento non si raggiungono mete.
Le energie mentali e fisiche delle persone sembrano crescere e sviluppare nell’apparenza e nell’effimero. Certo è che la volontà, la determinazione e la forza di carattere non convivono in un corpo debole nella mente e nello spirito.
Non sarà dunque che una civiltà per rinnovarsi debba iniziare da persone umanamente nuove?
Come l’ambiente ecologico per completarsi ha bisogno della volontà e dell’impegno di ogni individuo così per realizzare un nuovo modo di vivere occorre un generale cambiamento, nuovi modi di guardare e percepire le cose i rapporti e i sentimenti tra persone.
L’energia delle emozioni
“Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste”, è un aforisma di Einstein, utile nel nostro caso per non allontanarci dalla realtà; in sintonia è il detto di A. L. Lavoiser, biologo e filosofo francese: “In natura nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
In definitiva tutta la sostanza si decompone e si trasforma. I germi delle malattie, batteri o virus, si trovano facilmente nelle parti dell’ambiente più oscure e abbandonate e provengono dalla decomposizione di materiale biologico.
In ambiente sano il germe che ammala non esiste perché non ha condizioni di vita idonee; ecco quindi che se l’uomo si tiene lontano dal rischio di contagio non può essere aggredito o contaminato.
L’essere umano non è solo materia, ma possiede anche una parte immateriale. Appartengono a questa le emozioni e i sentimenti negativi e positivi: ingiustizie, egoismi, cattiverie, rabbia, sofferenze, invidie, odio, gioia, serenità, allegria, bontà, amicizia, solidarietà, comprensione, altruismo.
Un grave torto o un gesto d’amore muovono il sistema nervoso e le parti ormonali modificando di conseguenza le funzioni dei sistemi interessati.
Dipende quindi dall’uomo far agire in modo buono o cattivo il suo organismo, tenendosi lontano dalle fonti del male e vivere nel bene o viceversa, vivere nel male e spargere male.
Il virus responsabile della pandemia avrebbe avuto un’altra storia se le persone avessero vissuto con altri orientamenti: pensando più al progresso umano e meno a quello del benessere, dell’economia e della conquista.
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