LIBERI DI PENSARE

Abbondanza e sovrasviluppo
Difficile pensare che fermando lo sviluppo di tecnologie e materiali che permettono all’uomo una vita meno faticosa, più gradevole nel lavoro e nello svago, si possa vivere meglio, più sereni, con minori preoccupazioni e godere di un benessere psicofisico tanto desiderato dall’uomo. Purtroppo nelle nostre società moderne, ricche e potenti la vita è disordinata, frenetica e al tempo stesso corrotta, vuota, senza i valori che la rendono preziosa e sacra.
Indubbiamente, la scienza e le sue tecnologie hanno influito sulla qualità della vita. Nessuno può disconoscere o togliere i meriti che a loro competono, ma è innegabile che limitare la produzione di cose superflue o inutili, migliorerebbe la qualità della vita, perché con minori consumi di beni e risorse diluirebbe anche l’inquinamento e il consumo di energia.
Non c’è dubbio che lo sviluppo umano ha a che fare anche con questi aspetti i quali a loro volta interessano l’economia generale.
Tutto ciò dimostra quanto e come l’iperproduzione e il consumismo sono mali della società moderna, concausa d’ogni malattia. In alcuni casi un cambiamento di vita radicale sarebbe oltremodo necessario per una vita più consona alla natura umana, attraverso la formazione di nuovi modi di pensare e di vivere la natura, un orientamento verso esigenze diverse, fino a formare una nuova coscienza individuale e sociale.
L’uomo moderno che vive nelle società del benessere ha imparato a conoscere ansie, depressioni, ulcere, obesità, allergie, disturbi digestivi, conflitti familiari e di relazione, mali che non sempre si possono risolvere con preparati di laboratorio.
La medicina moderna per essere di valido aiuto dovrebbe far ritorno al vecchio medico di campagna, umanista, che conosceva di ogni caso le necessità, la parola giusta e sapeva suggerire allo speziale le giuste erbe o sostanze necessarie disponibili in natura relative ad ogni specifico caso.

La natura e l’uomo
Difficile è all’uomo d’oggi intendere cos’è natura. Ci sono bambini e adulti che nella loro vita non hanno mai visto dal vivo una gallina, un’oca o un coniglio. Sanno che sono animali liberi da cortile, ma che in realtà tanto liberi non sono poiché vivono strettissimi in capannoni, senza cielo e terra. Conoscono meglio il cane e il gatto dai quali ricevono compagnia sacrificando la libertà dell’animale. Chi li possiede li bacia, abbraccia e coccola come può capitare con i bambini. C’è anche chi mal sopporta l’animale come è successo di recente al padrone di un gallo troppo mattiniero e per questo severamente punito dalla legge.
La conoscenza che l’uomo ha della natura è alquanto strana e bizzarra. Di fatto non conosce la natura dalla quale tutto deriva, quella che fa combinare gli sforzi, schivare i pericoli, evitare gli ostacoli e i danni o quella che allevia il dolore e che risana il malato come sapeva dire molto bene Lanza del Vasto noto fondatore della Comunità dell’Arca.
La natura non si trova sugli scaffali del supermercato, nelle confezioni e scatolame etichettati dall’industria come prodotti bio o naturali.
L’uomo finché rimane lontano e rinuncia a entrare nell’anima della materia, qualunque essa sia, non può conoscerla nella sua complessità. È come l’allievo che impara a memoria un significato o un brano pur di prendere un buon voto, rinunciando a capire che in questo modo rimane fermo nella sua ignoranza.
Per la persona più astuta il diffuso interesse per tutto ciò che sa di naturale, diventa una opportunità da cogliere e sfruttare per farne un meccanismo commerciale di guadagno.
Eppure, tra l’uomo e la natura esiste un intimo legame originario: uomo-natura-Dio-amore.
Separato da questi legami l’uomo è solo nell’universo, abbandonato o escluso dall’ordine spirituale, dove regna il bene, la grazia e la bontà divina.
L’uomo dissociato dalla natura è privo della sua naturale pace interiore, perderebbe l’essenza del suo essere e tranquillità nelle sue azioni, elementi necessari e indispensabili per fronteggiare la malattia.
Francesco Bacone, filosofo inglese, basava il suo metodo induttivo sperimentale sulla combinazione di esperienza e intelletto. La scienza è la sola capace di condurre l’uomo sulla strada del progresso, ma a condizione che vengano scoperti i segreti della natura, i soli che consentono all’uomo la conquista del sapere, ossia arrivare a conoscere l’anima che fa vivere la materia.
Mi scrive l’amico Raimondo: “Sono convinto di essere arrivato ad ammalarmi per una serie di ragioni che non riguardano la sola cattiva alimentazione o la sedentarietà. Più passa il tempo, più mi vengono alla mente in modo chiaro i fatti e i comportamenti sbagliati del mio passato, assurdi, per i quali fino a qualche anno fa trovavo giustificazioni e valori a sostegno. Credo proprio che l’igienismo non debba riguardare l’esterno del corpo e l’interno delle viscere, ma estendersi alla pulizia interiore immateriale. La serenità passa attraverso la ricerca della verità, ma non è facile percorrere questa strada per come siamo stati condizionati e come continuiamo a esserlo dalla molteplicità dei messaggi che ci arrivano e la coltre di inconsapevolezza che ci sovrasta”.
Questa è la consapevolezza che manca all’uomo d’oggi, malato e terapeuta.

Sacralità della natura
La natura “parla” all’uomo attraverso l’arte.
La pittura, la musica, l’arte in genere nelle diverse manifestazioni, esprime il suo valore spirituale ed emoziona. La visione o l’ascolto, in momenti diversi, non trasmette le stesse emozioni perché cambia la sensibilità dell’osservatore o ascoltatore. Per Bach, scrive Albert Schweitzer “l’arte era una forma di religione e perciò non aveva nulla a che fare col mondo o col successo terreno… i suoni non si disperdono, ma salgono a Dio come una preghiera troppo profonda per essere espressa” (A.S. – Rispetto per la vita, P. 70).
L’autore attraverso la sua opera trasmette emozioni, bellezza e grazia che trascendono. Sta poi all’ascoltatore o all’osservatore della scena pittorica, scultorea o musicale percepire tutto questo.
Gli indiani d’America – il miglior esempio di un popolo in armonia con la natura – riconoscevano i segni della loro vita spirituale nella terra, nel cielo, negli alberi della foresta, nei corsi d’acqua e negli animali. Tutta la natura era per loro sacra, il santuario da difendere. Ogni altra cosa era estranea, priva di valore. Il linguaggio simbolico (forme, colori, immagini) non era inutile, poiché esprimeva concetti spesso più profondi di quello verbale.
L’uomo bianco civilizzato e colto ha tentano a lungo e in vari modi, con la forza e l’inganno, fino a riuscirvi a togliere a questo popolo tutta la loro natura per farne materia di commercio, consumo e denaro.
Ridare significato ai simboli religiosi della natura vuol dire tornare a darle sacralità, “rispetto per la vita” secondo il pensiero di A. Schweitzer che aggiungeva: “L’affermazione etica del mondo e della vita come pure gli ideali di civiltà sono fondati nel pensiero”; non un pensiero inquinato, malsano, corrotto o di odio, ma costruttivo, di comprensione e amore, unico pensiero di vita e base per la costruzione di una società di serenità e pace.
Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità, della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati” (Papa Francesco, Laudato si, P. 35).
La scienza con l’attuale sviluppo frenetico e incontrollato non solo trascura la sacralità della natura, ma va oltre: la saccheggia e distrugge.
L’uomo si sta perdendo nella materia. I fenomeni, le esperienze di cui vive si esauriscono nella materia. Si caratterizzano quantitativamente senza altri significati.
L’uomo vuole la natura per utilizzarla, possederla, toccarla, sentirla attraverso i sensi, usarla, consumarla e poi gettare ciò che resta. Non conosce altri modi per percepirla, o cogliere la sua spiritualità.
Tutto ciò non deve meravigliare poiché chi non sa percepire, l’anima che non sente, non può avvertire emozioni o dialogare.
La Terra, l’Acqua, l’Aria e la Luce restano comunque elementi di vita, che la natura offre e impiega per trasferire a tutti gli organismi viventi le energie di cui hanno bisogno per il loro sostentamento e continuo rinnovamento fisico e spirituale.
I quattro stati che l’uomo ha imparato a conoscere attraverso la fisica (solido, liquido, gassoso e radiante) sono presenti negli elementi naturali: solido nella Terra, liquido nell’Acqua, gassoso nell’Aria e radiante nella Luce; gli stessi quattro elementi fondamentali dell’Universo e dai quali l’uomo proviene, che nutrono il suo Io, la sua anima, il pensiero. Ogni altra cosa è costruzione, invenzione umana.
Da questa complessità, materia e spirito, prende Vita e forma l’esperienza umana, i sentimenti, le emozioni, la libertà, l’Amicizia, la Fratellanza, l’Amore.

Libertà di pensare e paure
L’uomo nasce libero e vuole continuare a esserlo. Privare l’essere umano della libertà significa rubargli l’anima, il suo Io, il suo discendere divino. Un credente deve rispettare questa legge di libertà naturale, piuttosto subirla ma mai disconoscerla; proprio come è stato per gli indiani d’America e prima ancora da Gesù.
La signora marchigiana che si riconosce leggendomi e alla quale non sarebbe spiaciuto avermi tra le sue schiere testimoniali sa bene che un dialogo non può essere sostituito con una comunicazione unidirezionale simile a una litania lauretana.
Il pensiero è capacità intellettiva che risiede nella coscienza, esprime l’essenza dell’individuo e lo trascende.
Se il corpo fisico si sostiene e si trasforma con la nutrizione, lo spirito che lo invade e lo fortifica, si alimenta col divino. È questa la “gran cosa” che ci rende veramente liberi. Andare oltre o trascendere in altri modi significa annullare la percezione dell’individuo. Non c’è scienza, medico o prete che possa sostituire in un baleno le nostre fonti formative. Oltretutto, qualunque sia l’invenzione o la costruzione umana da diffondere o difendere non può sostituirsi a Dio, unica fonte di Verità e Coscienza di vita.
L’uomo naturale è libero e la sua forza deriva proprio dalla possibilità di pensare. “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18,36) e per questo Gesù ha pagato, è stato flagellato, proprio per il suo modo “spirituale” di pensare.
Il pensiero è vibrazione, energia pura, spirito, potenza spirituale; energia che non si vede, ma si percepisce.
Chi possiede energia spirituale lo sa perché non ha paura, sa affrontare la vita, la sua croce.
Riporta un versetto: “Non abbiate paura”. La paura l’avvertiamo come turbamento; è lo stato emotivo di quando vince il dubbio, di quando l’attenzione e lo sguardo restano fissi sul pericolo e non sulla Luce che rassicura (Mt 14,22-33). In generale l’uomo moderno non è mai soddisfatto, è ansioso, imbevuto di materialità, scontento, sempre alla ricerca di qualcosa che non conosce, tormentato da distrazioni irraggiungibili, privo di affetti desiderati e di amore. Come può pensare questa creatura così sola, soffocata da voglie e aspettative sentirsi libera, autonoma, vivere in pace ed essere felice? Può un cristiano rimanere indifferente a questa condizione umana? Può bastare al Testimone cooptare qualche fratello o sorella? O agli Avventisti del settimo giorno l’osservanza del sabato? Tra gli uni e gli altri e altri ancora sono stato testimone di atti di generosità e di gratitudine stupendi. A un Congresso evangelico al quale sono stato invitato a partecipare ho vissuto momenti di emozione autentica.

Considerazioni ultime
Nella nostra società sono sempre meno i sostenitori del sacro. Il paganesimo dilaga ovunque senza freni, così l’immoralità, la corruzione e l’indifferenza.
Penso che nessuno voglia privare il mondo delle gioie di una conquista o di uno straordinario successo scientifico. L’umanità ha sempre bisogno di uomini capaci per migliorare il mondo, ma a condizione che avvenga secondo le esigenze umane.
Oggi, le ambizioni del cristianesimo da qualunque parte lo si colga sono oscure, spesso contraddittorie e troppo poco rassicuranti. Ragioni che muovono l’interesse verso forme religiose più appaganti.
L’argomento, natura-uomo-libertà religiosa è come una strada accidentata, impervia, a volte piena di ostacoli imprevedibili e impenetrabili che invita a tornare a ripensare ciò che realmente siamo. //
                                                                                                                                           armidochiomento@gmail.com