Uso delle argille
L’argilla non è terra e la terra è anche argilla. Un pasticcio o gioco di parole che mettono in evidenza la grande confusione che interessa le due sostanze. Le differenze ci sono e sono evidenti: sono diverse all’analisi chimico-fisica, per l’agricoltore, il costruttore, il ceramista e per chi le impiega a scopo terapeutico.
Nell’antichità con la terra “vulcanica” o il sedimento prodotto dall’erosione delle rocce sedimentarie che si depositava nelle zone marine, fluviali, lacustri o moreniche, si costruivano abitazioni, vasi, pignatte e utensili per usi domestici. Con la creta si modellavano e si producono ancora statue, effigi, otri, mobili e soprammobili. Con la stessa i bambini ci giocano e liberano la loro fantasia creativa.
Le “Case Grotte” conosciute più semplicemente come “Sassi” nel caso di Matera, sono fatte di calcare porosa, roccia di tufo lavorabile, come l’argilla. Le ceramiche e le porcellane sono conosciute come terrecotte, ma più precisamente sono argille, terre vulcaniche, o caolino (argilla bianca) lavorate e poi cotte al forno ad alte temperature, 800-1300 gradi. Tutte queste sostanze sono simili tra loro, ma non identiche alla terra di campo che lavora l’agricoltore.
Nell’impiego terapeutico naturale la differenza tra argilla e terra non è trascurabile, anzi è molto importante, ma proprio in questo caso le conoscenze sembrano ancora confuse. Si ascolta e si trova scritto molto sulle caratteristiche e proprietà dell’argilla, ma poco sulle caratteristiche e proprietà medicamentose della terra. L’erborista conosce l’argilla per cosmesi, per uso esterno o interno, ma non conosce la terra.
Alcuni terapisti nominano indifferentemente l’una o l’altra, ma intendono e fanno uso solo di argilla. Insegnano a spalmarla direttamente e liberamente sul corpo come e quanta si vuole, suggeriscono applicazioni abbondanti di uno o due centimetri; altri, più prudenti, raccomandano applicazioni meno spesse, 2-4 millimetri. Da un rappresentante di una nota casa di distribuzione ho sentito raccomandare l’argilla per uso orale in tutti i casi di malattia poiché a suo dire si tratta di sostanza naturale, portentosa, dagli effetti straordinari. Alla domanda rivoltagli da una signora sull’utilizzo esterno dell’argilla rispose che può essere utilizzata anche nel caso di cancro alla mammella.
In verità non mi pare questo un buon modo per reclamizzare un prodotto dalle possibilità di cura sicuramente straordinarie, ma non miracolose, da usare piuttosto con conoscenza e prudenza. Giusta e necessaria dunque la nota ministeriale del 27 gennaio 2014 relativa al divieto di impiego negli integratori alimentari delle argille.
Colore e radioattività dell’argilla
Le argille sono di colore diverso: verde, rosso, bianco, grigio, giallo o blu, secondo la zona di provenienza. Tra tutte, le qualità verde e blu sono le più attive. L’argilla verde è la più commercializzata; è ricca di silice (oltre il 50%), ha un buon potere igroscopico e plastico (allumina superiore al 10%) ed è ricca di minerali (cloro, calcio, magnesio, fosforo, ferro, sodio, potassio). Per le applicazioni esterne (cataplasmi o cosmesi) si impiega l’argilla con granulometria fine o grassa mentre per uso interno è più adatta quella impalpabile o ventilata.
L’argilla verde è caratterizzata da un’alta Capacità di Scambio Cationico (CSC), ossia di una elevata capacità di scambio di sali con i tessuti. Attraverso questa attività chimica la cellula si libera di sostanze tossiche e assorbe dall’argilla gli elementi di cui necessita.
L’argilla, diversamente da come alcuni pensano, non è radioattiva, ma è la capacità di scambio cationico che agisce, la caratterizza e la rende attiva. L’esigua radioattività che possiede è di ordine naturale; è l’energia incamerata dal Sole e ceduta alle cellule, tessuti e organi dell’organismo, a quelli che maggiormente hanno bisogno.
Le piante, gli animali e noi esseri umani, possediamo un quid minimo di radioattività naturale che pulisce, drena e rigenera. Si tratta di (energia Vitale) una radioattività naturale che non ha nulla a che fare con quella dispersa dalle nubi nucleari.
La radioattività pesante o dannosa appartiene ad alcuni elementi rari (bismuto, radio, attinio, plutonio, uranio, ecc.) poco presenti negli strati argillosi. Questo genere di radioattività è assai pericolosa per la salute e la vita in genere poiché distrugge le cellule del corpo e genera cellule maligne.
L’umanità ha iniziato a occuparsi di inquinamento radioattivo nel 1945 con il bombardamento nucleare di Hiroschima e Nagasaki. Prima di allora i valori di radioattività dell’aria e del suolo non erano conosciuti e pertanto non è stato possibile valutare l’incremento di materiale inquinante causato dall’evento giapponese.
L’Era atomica, iniziata con la distruzione della città di Hiroschima, continua con le scorie e rifiuti prodotti dalla lavorazione di materiale radioattivo, dalle esplosioni atomiche e dai disastri dovuti a incidenti o malfunzionamento delle centrali nucleari costruite per il fabbisogno di energia “pulita”.
Il disastro atomico più clamoroso è avvenuto nell’aprile del 1986 con l’esplosione della centrale ucraina di Chernobyl. Immediatamente ha iniziato a disperdersi nell’aria una nube radioattiva incontenibile, portatrice di altri disastri e contaminazioni.
Verso l’autunno dello stesso anno con il fondatore della Comunità per le Libere Attività Culturali di Padova (C.L.A.C.), muniti di rilevatore Geiger ho avuto modo di rilevare la presenza di radioattività in diverse aree del Nord Italia (Piemonte, Veneto e Bassa piacentina). La cosa più interessante è stata constatare in un’azienda biodinamica trevigiana, una debole o nulla radioattività nelle serre e sui bordi asciutti delle vasche scavate nel terreno, isolate sul fondo e pareti con fango argilloso per il contenimento dell’acqua. Questi semplici rilievi sono bastati per accertare il potere assorbente dell’argilla nei confronti dei radionuclidi. Sulla superficie del suolo aperto invece, i rilievi anche ravvicinati, non erano mai uguali, sembravano dipendere dagli avvallamenti e struttura del terreno.
Per quanto concerne il comportamento dell’argilla negli organismi viventi è interessante l’esperimento riportato dal maggior esperto e conoscitore italiano delle argille Giuseppe Ferraro, nel libro L’argilla, P. 146: “Grazie all’assunzione di argilla, gli animali hanno espulso con le feci il 97% della quota di radioattività che avevano ingerito giornalmente.
Questo lavoro sperimentale di grandissimo interesse conferma che l’argilla ha un elevato potere assorbente in grado di ripulire un organismo contaminato dalla radioattività. Ed è importante riflettere sui risultati del genere, perché essi provano che l’argilla, da sempre indicata come un forte principio depurativo, disintossicante e antivelenoso, riesce ad agire anche contro l’inquinamento da radionuclidi. […]
Utilizzata per via orale e per vie esterna l’argilla è un sicuro rimedio contro l’inquinamento radioattivo”.
Una delle maggiori contaminazioni da radionuclidi è quella alimentare. Questa è la ragione per cui molti allevatori aggiungono ai mangimi per animali dosi di bentonite o zeolite, argille più adatte nell’abbattimento della concentrazione inquinante.
Uso dell’argilla
Nelle terapie naturali l’argilla è impiegata in vari modi. Oltre alla capacità assorbente questa sostanza dall’aspetto terroso possiede anche caratteristiche antibatteriche e cicatrizzanti che la rendono utile nei casi di irritazioni cutanee, infiammazioni delle mucose del canale alimentare, cosmesi e applicazioni esterne (impiastri e cataplasmi freddi).
L’argilla è composta da silicato idrato di alluminio e minerali detti argillosi (ferro, magnesio, potassio, calcio, sodio). La capacità di amalgamarsi con l’acqua (plasticità) dipende da questi minerali. Il fitto reticolato poroso della sua struttura impedisce al suo interno una buona circolazione dell’aria, non idonea alla vita microorganica e pertanto si caratterizza internamente un ambiente asettico.
Nelle applicazioni esterne (bagni e cataplasmi) si usano normalmente le argille a temperatura ambiente e a grana grossa; in cosmesi, lavaggi e irrigazioni è preferita l’argilla a granulometria fine; per gli usi interni (alimentare, sciacqui, gargarismi) l’argilla in polvere, ventilata o iperventilata.
Dell’argilla alimentare secondo i casi si può assumere il gel, ossia la sola acqua nella quale è stata messa a bagno per 6-8 ore oppure entrambe le sostanze (acqua e argilla) dopo esser state tra loro ben mescolate (v. A.C., Il libro degli elementi naturali, P. 308).
Impiego termale
Nei centri termali l’argilla si impiega calda (40-45 gradi) dopo esser stata lasciata a “maturare” in apposite vasche nelle quali circola acqua termale affinché le alghe, i vegetali e le altre sostanze chimico-fisiche dell’acqua si amalgamino con la massa argillosa. Il tempo di maturazione è lungo (sei-dodici mesi) o comunque tale al fine da far assumere al fango la plasticità e le proprietà dell’acqua termale (sulfurea, ferruginosa o altro).
L’azione del fango caldo termale non è di tipo “assorbente” come nelle applicazioni fredde, ma si basa sullo stress calorico. La temperatura di applicazione è il fattore dominante: al colpo di calore che l’organismo riceve con l’applicazione, risponde con la tipica reazione da stress.
Il fango termale beneficia di due componenti: una inorganica rappresentata dall’argilla e una seconda parte organica, composta da alghe e batteri.
Le applicazione di fango termale non avvengono con le modalità delle applicazioni fredde (corpo caldo, spessore dell’impiastro, ecc.). Alla visita d’ingresso il medico idrologo stabilisce l’idoneità alla cura e suggerisce al paziente le eventuali altre pratiche complementari. Alle applicazioni provvedono gli operatori e operatrici del Centro avendo cura di spalmare la fangatura sul corpo in modo perfettamente aderente alla pelle per impedire la sudorazione. Questa particolarità, ossia l’impossibilità di disperdere il calore, obbliga l’organismo a immagazzinarlo accumulando in questo modo energia termica. Non disperdendo il calore, la temperatura interna dell’organismo aumenta influendo sulle funzioni organiche.
Osservando i due meccanismi di azione (caldo e freddo) del fango, si osserva che con le applicazioni termali il calore passa dall’esterno all’interno organico (azione termoassorbente) mentre con le fangature fredde l’azione calorica agisce inversamente, dall’interno verso l’esterno (azione termodisperdente).
L’argilla ha a che fare con i sistemi di controllo, ghiandolare e nervoso e per questo con la cura termale si manifestano effetti importanti: “La gittata sistolica, la portata circolatoria e la velocità di circolo, sogliono essere interessate con un aumento dei valori più o meno spiccati secondo le possibilità di adeguarsi del soggetto” (Angelo Serofilli: La fangoterapia oggi, P. 99).
Per una migliore conoscenza delle applicazioni fredde, della termodispersione della terra e dell’argilla, si veda Il libro degli elementi naturali, Archio edizioni.
armidochiomento@libero.it Armido Chiomento