Non ho difficoltà a dichiarare il mio totale disinteresse verso le diete a tempo. Non solo, quando sento l’affermarsi di alcune come risolutrici di ogni male, il mio disinteresse si trasforma in antipatia. Spiegare perché non è facile. La ragione sta forse nel non saper accettare tutto ciò che fa moda oppure nell’inutilità o inadeguatezza di regole troppo severe o rigide sul mangiare.
Le diete alla moda succedutesi in questi ultimi anni sono state davvero molte. Abbiamo conosciuto diete dimagranti, del riso, del minestrone, la dieta senza glutine, proteica, del limone e ancora tante altre. Attualmente, molto diffuse sono la dieta di lunga vita, vegana, iperproteica e dei gruppi sanguigni.
La dieta vegana: è un sistema alimentare che esclude totalmente i cibi animali e di origine animale. Può essere crudista, molto apprezzata nei periodi di disintossicazione e di cura della malattia; oppure rigidamente vegana, ma libera di manipolare e cuocere il cibo a piacimento, modi molto diffusi tra gli animalisti, ossia tra coloro che amano e umanizzano gli animali da compagnia.
La dieta di lunga vita, attualmente molto raccomandata, ideata e finalizzata per scopi commerciali propone come sistema alimentare sicuro ed efficace per raggiungere longevità e salute. È basata su un ridotto apporto di carboidrati.
Le diete iperproteiche sicuramente utili a chi vuol perdere peso e a tavola non riesce ridurre l’ingordigia e dar spazio a un po’ più di decenza e morale. È una dieta ricca di proteine animali e pochi o niente carboidrati. Questo modo di mangiare è largamente conosciuto da tempo e ritenuto pericoloso perché affatica e invecchia precocemente l’organismo; è consigliato soprattutto nel dimagrimento.
Non ultima la dieta secondo il gruppo sanguigno di Peter d’Adamo. Si tratta di una dieta apparentemente scientifica, ma molto illusoria. Lo schema fa corrispondere a ciascun gruppo sanguigno (0, A, B, AB) il comportamento alimentare di presunti antenati (carnivoro, vegetariano, onnivoro, flessibile tra i gruppi A e B).
Recentemente in una comunicazione a un’amica che mi esaltava un nuovo sistema alimentare basato su rigide proporzioni dei nutrienti, ma in compenso a suo dire, sicuramente sano e terapeutico, ho scritto:
“A dispetto dei molti nutrizionisti che sfornano di continuo regole, teorie, norme dietetiche, proibizioni e tanto altro del genere, per mangiare bene e stare in salute servono poche cose.
Le teorie che portano il nome di scienza o dieta non le conoscevano chi è vissuto molto tempo prima di noi e non è andato a scuola. Le regole del buon vivere non erano scritte ma racchiuse nella loro semplicità e morale. La gente che non amava troppo investigare o “rubare” teorie per poi modificarle a loro discrezione, si comportava come ancora oggi si comportano due giovani (maschio e femmina) che non sanno come si genera e ciononostante l’una diventa madre e l’altro padre.
La semplicità non è banalità come la Scienza non è Sapienza. Questo l’ha insegnato Agostino d’Ippona, ma non ci vuole molto a capire che la seconda (la Sapienza) ha qualcosa in più: Illuminazione, Luce, Amore.
Poche cose, ma indispensabili; oltre all’indispensabile c’è il superfluo. Così dice anche il filosofo: “Ciò che non hai non serve”.
Dove si sbaglia dunque? Non sarà forse nel nostro modo “intellettuale” di intendere e di vivere la vita?”.
La dieta dei gruppi sanguigni
In un numero del periodico Le Scienze (11/18) uno scritto di Dario Bressanini l’autore del libro Pane e Bugie, riporta il risultato di un’esperienza relativa alla dieta dei gruppi sanguigni, un sistema dietetico che più sopra ho definito illusorio o come è stato dimostrato privo di basi scientifiche.
Dopo aver ricordato il grande successo avuto dall’inventore della dieta Peter d’Adamo con l’idea di associare a ogni gruppo sanguigno un modo specifico di mangiare, l’autore dello scritto riassume in breve il contenuto di questo sistema. “Il gruppo zero è il più antico. Quindi chi ha il gruppo zero dovrebbe mangiare preferibilmente quello che mangiavano quelli esseri umani, ossia carne. Il gruppo A sarebbe apparso con l’invenzione dell’agricoltura e quindi la persona di gruppo A dovrebbe prevalentemente mangiare vegetali e pochi prodotti animali. Il gruppo B, evolutosi nelle tribù nomadi che consumavano latte e latticini dovrebbe consumare quelli e trarne beneficio. Il gruppo AB è un mix tra A e B.
Ma è vero che il gruppo 0 è quello più antico? Non pare proprio. Il primo gruppo sanguigno a essere apparso nell’evoluzione della specie è il gruppo A, poi il B e infine lo 0.
Nel 2018 è stato messo alla prova la pratica di questo regime alimentare. […]”.
A un migliaio di persone i ricercatori hanno spiegato le basi della corretta alimentazione, ma non i criteri sulla composizione dei pasti. La dieta era lasciata libera, ciascuna persona poteva alimentarsi a piacimento e registrare autonomamente i cibi giornalmente assunti.
I comportamenti alimentari sono stati associati all’una o all’altra dieta seguendo il criterio della rassomiglianza.
“Secondo la teoria, continua il divulgatore scientifico e chimico D. Bressanini, una persona di gruppo 0 che segue una dieta da gruppo 0 dovrebbe avere parametri migliori di un gruppo 0 che però mangia come un gruppo B, per esempio. E lo stesso per tutti gli altri gruppi. I risultati? Chi ha seguito più strettamente una dieta di tipo A aveva migliorato i propri parametri meglio di tutti gli altri, ma anche chi si è avvicinato a una dieta di tipo 0 o B stava comunque meglio. I miglioramenti però erano indipendenti dal gruppo sanguigno. Erano invece dovuti al fatto che i partecipanti hanno ridotto il consumo di cibi processati e bevande zuccherate e aumentato la varietà di cibi freschi, specialmente frutta e verdura”.
Dal confronto dei dati raccolti con i parametri rilevati all’inizio della ricerca i ricercatori hanno concluso che il gruppo sanguigno non ha alcun legame con la dieta dei gruppi sanguigni.
Come mangiare?
Se l’uomo è un essere unico e irripetibile come è possibile che un sistema alimentare possa andar bene per tutti? L’età, la salute, il consumo di energie, il clima e le caratteristiche genetiche non sono forse fattori influenti sulla quantità e qualità del cibo da assumere?
Una dieta standard, generalizzata, adatta a tutti non è pensabile. Dieta vuol dire modo di vivere o stile di vita e i modi di vivere non possono mai essere uguali per tutti. I modi di mangiare possono avere una base comune, ma poi c’è ancora un corollario che completa il fabbisogno alimentare e questo è quanto distingue la persona.
Concludendo, un bravo dietologo-nutrizionista può spiegare perché un piatto di verdure miste a crudo condito con olio, aceto e sale o una porzione di sott’aceti non si combinano con una tazza di latte e caffè mentre si combinano bene con un piatto di patate o legumi; ma lo stesso bravo dietologo-nutrizionista deve anche saper educare come mangiare, come assumere il cibo tenendo conto del suo valore nutritivo e del valore morale che rappresenta; distinguere la fame dall’appetito, il poco dalla sazietà. L’educazione alimentare non è estranea alla semplicità e alla morale.
Bere e mangiare con ingordigia, mescolando il dolce con il salato, far seguire a un pranzo abbondante una cena ancor più abbondante, rimpinzandoci di cibo vuol dire gozzovigliare. Questi comportamenti cambiano la vita, guastano il fisico e i modi di pensare.
Il nobile veneziano Alvise Luigi Cornaro (1464-1566) è riuscito a dimostrare che si può vivere oltre i cent’anni osservando frugalità e moderazione ai pasti. La stessa cosa è dimostrata oggi dalla statistica: mangiando poco si vive più a lungo e in salute.
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