DIVAGAZIONI SULL’OBESITA’

Un curioso personaggio: Sir John Falstaff
Sir John Falstaff è un personaggio uscito dalla fantasia di Sheakspeare per l’opera Enrico IV, ripreso trecento anni dopo da Arrigo Boito per esser messo in musica da Giuseppe Verdi. Da queste fantasie è nato Falstaff gentiluomo giullare, personaggio gioviale e intelligente, amante del cibo e delle donne, un vero cavaliere, cerimonioso corteggiatore: “Falstaff le occhieggia tutte, che sian belle o brutte, pulzelle o maritate”.
Del suo enorme pancione ne va orgoglioso “Se Falstaff s’assottiglia non è più lui, nessun più l’ama; in questo addome c’è un migliaio di lingue che annunciano il mio nome: Falstaff immenso! Enorme Falstaff “. E in un momento di esaltazione, palpandosi il pancione e contemplando la sua rotondità, esclama ancora: “Questo è il mio regno; Lo ingrandirò”.
Con la pancia enorme, la statura bassa e il naso paonazzo Falstaff si sentiva un adone: “Buon corpo di Sir John, ch’io nutro e sazio, va ti ringrazio”.
Beato lui, una bella storia o un bell’imbroglio direbbero altri. Come è possibile viver bene e in allegria con un corpo che ha perso ogni naturale lineamento?

Obesità e stati d’animo
Oggi nei paesi occidentali circa la metà della popolazione è in sovrappeso e una su quattro obesa. Le malattie collegate a questa condizione hanno a che fare in gran parte con l’eccesso di cibo, la dieta, le abitudini alimentari, ma anche altri fattori influiscono sull’effetto peso.
Il mondo degli obesi può essere diviso in due parti: una composta da chi possiede i chili di troppo e non l’avverte come preoccupazione e l’altra da chi invece ne soffre. I primi, da magri o grassi amano le gioie della vita, il bel vestire, l’amore, il buonumore, fin anche l’autoironia, Falstaff è un esempio: “è tempo d’assottigliar l’ingegno” non il corpo, dice ai suoi servitori, i suoi scopi sono altri. I secondi invece, preoccupati e sofferenti dei chili di troppo, sono concentrati sull’inestetismo del loro corpo, si tormentano per le forme, il peso, il volume e non amano affatto l’autoironia.
Il grasso corporeo quando è troppo è malattia e non capita certo all’improvviso, ma soprattutto per effetto di lunghi periodi di disordini alimentari e comportamentali.
Non riuscire a seguire una dieta per rimodellarsi, trovare l’abito gradito o il proprio numero di taglia tanto desiderato, succede quando non c’è la volontà di perdere peso.
È ovvio che per raggiungere una qualunque meta occorre conoscenza, volontà e costanza. Senza il supporto di questi tre fattori non ci sono traguardi raggiungibili. Nel caso del dimagrimento la conoscenza è intesa come consapevolezza, la volontà decisione e la costanza determinazione.
In genere i chili di troppo danno fastidio, portano malumore, creano problemi e difficoltà nei movimenti fino a limitare incontri e relazioni.
Rassegnarci all’idea di ciò che non si vuol essere porta cattivo umore, tristezza e depressione. Con l’animo depresso o ammalato non si vincono lotte o battaglie. Accettandoci invece, accettando ciò che siamo si evitano frustrazioni, malcontenti, tristezze, e delusioni.
Quando siamo in armonia si è sereni, tranquilli e socievoli; nell’irrequietezza invece ci troviamo insoddisfatti, in disarmonia con noi stessi e gli altri.
Con il sovrappeso inevitabilmente cambiano le fattezze della persona che sorprende secondo la sensibilità individuale. C’è chi interviene subito al primo segnale, altri meno preoccupati non se ne curano, restano indifferenti, mantengono le loro abitudini confidando in un futuro migliore.
Non è facile cambiare il modo di mangiare. La rinuncia alle abitudini o tradizioni può generare frustrazione o stress, indurre a comportamenti compensativi, tra i quali insofferenza, nervosismo, mangiare o spizzicare a più riprese, con fame o senza; può procurare perdita del senso di sazietà e del piacere per la tavola.
Abbandonare i sapori acquisiti nel tempo non è facile se prima non si interiorizzano le ragioni del cambiamento. Consapevolezza e determinazione sono indispensabili, diversamente non si perde peso. L’obbligo o la costrizione a un qualunque regime dietetico produce in ogni caso risultati effimeri, perdita di chili che si recuperano tutti quando la dieta è terminata.

Reazioni comportamentali
Con la mancanza di volontà o la difficoltà ad attenersi agli schemi dietetici prescritti si corre il rischio di sostituire la dieta iniziata con altre senza concluderne una. Questo succede facilmente alle persone che hanno necessità di mettere ordine al modo di alimentarsi; in genere a quelle che soffrono, più di altre i chili di troppo e sopportano malvolentieri l’aspetto voluminoso del loro corpo. Per alcuni il disagio diventa vergogna, dietro la quale possono nascondersi rinunce alle relazioni, isolamento da amici e amiche. Questi pensieri si rafforzano con l’aumentare delle difficoltà di movimento nel lavoro e nelle attività quotidiane compreso il pensiero e l’attività mentale. Più si è grassi più questo genere di complesso aumenta e maggiore diventa l’isolamento.
L’uomo grande e grosso è sempre stato pensato forte, capace di proteggere, ma grande e grosso non è equiparabile a ciccione o obeso. La persona adiposa che espande rotoloni di grasso ai fianchi e alle gambe non è forte, ma debole.
Nell’antico medioevo chi mangiava molto e soprattutto carne, era il lottatore, il guerriero. Oggi i valori di riferimento non sono più gli stessi, non riguardano il corpo dell’uomo, ma ciò che riflette la sua immagine (posizione sociale, casta, denaro, lusso, potere politico).
La gotta ad esempio che nel medioevo si riteneva un segno di benessere e ricchezza, oggi risponde soltanto a una malattia infiammatoria articolare o sindrome metabolica.

Rimedi
Per tornare al peso normale il dietologo tende a mettere ordine e personalizzare i nutrienti e le calorie da assumere. Non pensa ne lo interessa molto la causa, ossia ciò che ha prodotto l’aumento di peso. I suoi pensieri sono rivolti alla quantità e alla specie di cibo da assumere nelle diverse ore del giorno oltre che al denaro. Tutto ciò che riguarda il comportamento di vita non lo  interessano. Osservando bene però, altri fattori meritano considerazione per avere un buon esito.
La volontà di applicarsi al nuovo regime dietetico, la costanza necessaria, le frustrazioni accumulate e la rinuncia ai gusti, sapori e relazioni non sono elementi trascurabili quando si deve iniziare un nuovo percorso di vita; prima di ogni altra cosa questi devono avere la loro definitiva risoluzione. Non ci sono cose “vissute” e sensazioni prive di importanza.
Gli interessi che si coltivano nei diversi campi (sport, politica, lavoro, svago) possono distrarre o togliere la totale attenzione dal cibo, ma possono anche aiutare a risolvere i guasti che il cibo stesso ha provocato.
Nell’essere umano il corpo e la psiche si rincorrono, si aiutano a vicenda. Così le frustrazioni, l’ansia e lo stress si compensano con il cibo. Il vizio di spizzicare nasce dalle nostre carenze, è il tentativo di riportarci alla tranquillità e serenità.
Ci sono casi in cui il grasso accumulato cambia l’aspetto fisico al punto che l’obesità diventa insopportabile e dà insicurezza; in alcuni casi fa provare addirittura vergogna. Oltre questo limite avviene l’isolamento che solo in pochi casi può essere compensato con qualche attività di successo (lavoro, arte, cultura, politica, economia).
Nelle grandi obesità l’aspetto relazionale è molto importante; specie la parte affettiva, perché la più la più intima e la più coinvolgente.
Anche Falstaff ricorda con piacere quand’era paggio “un miraggio, vago, leggiero, gentile, sottile … Tanto era smilzo, flessibile e snello che avrei guizzato attraverso un anello”.
A Koversada, noto parco nudo-naturista istriano, i soggetti obesi ci sono e vivono liberi e serenamente perché i valori che prevalgono sono quelli della semplicità, della naturalezza e dell’amicizia. Tutti sono fieri di quel che sono e mostrano. Il mondo invece in cui si vive è diverso; lontano da quell’angolo istriano si ama l’apparenza, l’effimero, l’ipocrisia, si coltiva il piacere dell’avere, non dell’essere.
La filosofia del vecchio John Falstaff insegna ancora: “Va, vecchio John, va, va per la tua via; cammina finché tu muoia. Allor scomparirà la vera virilità dal mondo. […] E bonariamente conclude: Tutto nel mondo è burla.”
                                                                                                                                                 armidochiomento@gmail.com