Aria: soffio vitale, spirito di vita
L’alternanza tra inspirare ed espirare, ossia tra il trarre aria nei polmoni per fornire ossigeno alle cellule e l’eliminazione o il portare verso l’esterno le sostanze gassose non utilizzate costituisce uno dei primi e fondamentali ritmi dell’organismo e da questo equilibrio dipende essenzialmente la salute.
Il corpo umano necessita di vari altri equilibri (acido-basico, apporto di cibo ed eliminazione, attività-riposo, ritmo cardiaco, ecc.), ma tutti risentono della qualità della funzione respiratoria.
Solo qualche giorno fa ho sentito raccomandare da una fisioterapista di esercitarsi a inspirare per cinque secondi e per un tempo uguale far seguire l’espirazione. Le due fasi di ingresso e uscita dell’aria dal corpo devono essere uguali al fine di conservare l’armonia o equilibrio respiratorio. Ciò significa che i movimenti respiratori risultano circa cinque-sei al minuto e non 12-20 per una persona adulta come è scritto nei libri di fisiologia (i movimenti variano con l’attività, l’esercizio fisico o quando si vive uno stato di distensione o retrazione dei polmoni).
L’organo del nostro corpo preposto alla respirazione è il naso. Questa è la via dalla quale l’aria deve entrare e uscire. Con i movimenti di inspirazione il diaframma si abbassa, la gabbia toracica si allarga permettendo all’aria di passare dall’esterno all’interno del corpo fino a raggiungere i polmoni; nella fase di espirazione invece avviene il contrario: la gabbia toracica si restringe per rilassamento del diaframma e l’aria è spinta dall’interno dei polmoni all’esterno del corpo consentendo all’ossigeno di uscire dagli alveoli polmonari ed entrare nei capillari sanguigni che li circondano. Questa seconda fase di espirazione è più lunga e la più importante perché l’atto respiratorio si completa trattenendo una piccola parte di anidride carbonica (fase di pausa o apnea).
Secondo il medico ucraino Kostantin P. Buteyko l’anidride carbonica non è soltanto un gas tossico da eliminare, ma una piccola parte deve essere trattenuta affinché possa avvenire il passaggio dell’ossigeno dal sangue alle cellule. Se si eliminasse questo residuo di CO2 (fase di apnea) questo passaggio non sarebbe possibile e pertanto si verrebbe a creare uno squilibrio tra ossigeno e anidride carbonica tale da compromettere la vitalità dell’organismo.
Una perdita eccessiva di anidride carbonica si ha nei casi di iperventilazione, accelerazione del ritmo respiratorio e quando si respira a bocca aperta; esempi al riguardo sono facilmente constatabili nei casi d’asma, nello sforzo fisico eccessivo e in altre difficoltà respiratorie.
L’etologo inglese Desmond Morris fa notare che le nostre narici, diversamente dagli altri animali, sono rivolte verso il basso allo scopo di ripararci dai bruschi impatti termici con l’aria.
L’aria esterna difficilmente si trova a una temperatura e umidità adatta all’ambiente polmonare e per questo, all’interno delle cavità nasali sono disposte innumerevoli ciglia e vasi sanguigni per dar modo all’aria di essere filtrata, depurata e portata al giusto grado di temperatura e umidità.
In molte culture antiche e ancora oggi in alcune società tradizionali, le cavità nasali sono considerate il “sentiero dell’anima”. Il significato di pneuma o soffio vitale, l’augurio di salute (o Salve) che si esprime a chi starnutisce o il significato che a volte si attribuisce all’odore (odore di santità o di corruzione) lo dimostrano.
Tra le varie osservazioni che l’etologo inglese ci sottopone c’è ancora la consuetudine in alcune società primitive di mantenere tappato il naso durante la malattia per impedire la fuga dell’anima specie nei casi di iperventilazione o starnuto improvviso.
L’aria riporta al respiro, all’evento della nascita, al passaggio dall’ambiente acquatico a quello atmosferico; la mitologia al dio Ptah creatore del fiato; il Cristianesimo al “Soffio vitale”, a ciò che dà forza e vita.
Per il filosofo naturalista greco Anassimene l’aria è il principio primo origine di tutte le cose, la base della vita, il respiro del mondo, ciò che sostiene e governa e si considera divino. Tale infatti è considerato il principio vitale, il soffio vitale o pneuma che coinvolge la respirazione. Non è neppure diverso ciò che intende il mondo cristiano. Per il teologo P. Spoladore “Lo Spirito è vita e dà la vita a ogni vita” (Ispirare il cuore, P. 701). Da questi principi si deduce che lo Spirito compenetra la materia ed è parte di essa.
Ma a questo punto è da chiederci: cosa c’entra lo spirito con l’aria? Nel vocabolario sono riportate varie definizioni relative allo Spirito. Una mi è parsa particolarmente significativa: “Termine usato originariamente dagli stoici per indicare il principio materiale di vita, la forza animatrice che conferisce il movimento all’intero universo e, nello stesso tempo, lo dirige e lo ordina … Principio immateriale di vita che ha la sua manifestazione più pura nella divinità; più comunemente e genericamente, principio di vita religiosa, morale, intellettuale di cui l’uomo è in vari modi è in varia misura partecipe e per il quale si eleva sul mondo materiale”.
L’antroposofo Rudolf Steiner trattando ”L’ascesa dal conoscere oggettivo verso l’intuizione cosmica, attraverso immaginazione e ispirazione” (Conferenza di Stoccarda 3/9/21), disse: “Noi respiriamo il mondo spirituale, lo accogliamo in noi, ci rendiamo identici ad esso, viviamo fuori di noi; interviene uno scambio ritmico con il mondo spirituale”.
L’uomo, nonostante le sue grandi scoperte, non conosce ancora bene la mente e ancor meno lo spirito e di conseguenza neppure il rapporto anima-respiro visto che lo si trova sempre al centro dello studio delle persona. “Come l’anima nostra, che è l’aria, ci sostiene, così il soffio e l’aria circondano il mondo intero” (Anassimene). Ecco come il respiro viene associato alla vita ed è anima e sostegno di vita.
Sul piano fisico sono significativi i dati emersi da una esperienza sull’aspettativa di vita relativa a suonatori di tromba e cantanti lirici. L’esperienza ha dimostrato che rispetto ai casi normali questi godevano mediamente di una vita più lunga, attribuibile al continuo esercizio diaframma-toracico a cui erano sottoposti.
Qualità dell’aria
Se l’aria è centrale alla vita occorre sorvegliarne la qualità. L’aria che si respira deve essere sufficiente, salubre, fresca e leggera. A questo provvedono le piante con il processo della fotosintesi. Con l’anidride carbonica che produciamo durante il giorno, la pianta di notte fabbrica i materiali per il nostro sostentamento e restituendoci l’ossigeno per mantenerci in vita; proprio come avviene con l’equilibrio acido-basico che di giorno, causa il nostro modo di mangiare e di vivere tende all’acidosi e dunque ad ammalare, mentre di notte avviene l’opposto, ossia la tendenza all’alcalosi che riporta la normalità.
“Durante il giorno predomina l’attività pensante che permette la coscienza. È durante questo periodo che avviene l’assunzione di alimenti che consentono il mantenimento del corpo. Questa attività pensante diurna e questo apporto di alimenti affaticano e logorano il corpo fisico” (S. Mantovani, L’equilibrio acido-basico).
L’esercizio fisico, camminare, la corsa moderata, tutte le attività in genere, il clima temperato e il cibo vegetale collaborano ad alcalinizzare l’organismo mentre la sedentarietà, la scarsa attività e ogni altro comportamento che non sollecita il respiro tende ad acidificarlo.
L’aria di collina e montagna, del mare, pinete o boschi, vicino alle cascate o quella che si respira dopo il temporale sono arie salubri perché ricche di ioni negativi.
Nelle abitazioni un tentativo di ionizzazione dell’aria si ottiene impiegando oli essenziali puri al 100%, lampade di sale o mediante sistemi casalinghi di movimento dell’acqua.
Per altre informazioni: Il libro degli elementi naturali, Archio edizioni.
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